I disturbi del linguaggio rappresentano i disturbi di sviluppo più frequenti tra i 2 e i 6 anni di età.
Ci sono bambini che arrivano alle prime parole attorno agli 11-12 mesi e seguitano questa avventura del linguaggio in maniera esplosiva, dapprima con l’aumento del vocabolario , attorno ai 18-24 mesi circa, poi con la comparsa delle prime combinazioni di parole, per arrivare alle frasi compiute attorno ai 36 mesi.
In generale, si definiscono “late-talkers” o “parlatori tardivi” quei bambini che sviluppano il linguaggio tra 24 e 36 mesi, periodo in cui la maggior parte dei coetanei è già in grado di utilizzarlo per comunicare con gli altri (Rescorla, 1989; Rescorla e Alley, 2001; Cipriani, Chilosi,).
Talvolta questo ritardo nell’acquisizione del linguaggio può risolversi autonomamente grazie ad attente stimolazioni dei genitori ed il linguaggio può ‘fiorire’ spontaneamente rientrando nelle adeguate traiettorie evolutive (“ late bloomers”); in altri casi può strutturarsi un disturbo di linguaggio che necessita dell’intervento diretto del logopedista che, in collaborazione con altre figure professionali (neuropsichiatri infantili, psicologi, neuropsicomotricisti e/o psicomotricisti), si occupa di stimolare le competenze comunicative e linguistiche del bambino. È indispensabile la precocità e tempestività dell’intervento logopedico per permettere al bambino lo sviluppo più naturale possibile
Varia è la natura e l’origine dei disturbi di linguaggio e molteplici sono i fattori biologici ed ambientali che concorrono alla manifestazione di esso. La variabilità nei bambini e la differenza delle caratteristiche del disturbo linguistico porta talvolta a non dare il giusto valore alla difficoltà linguistica del proprio piccolo attribuendo le ‘stranezze linguistiche’ al normale sviluppo .
È bene rivolgersi ad uno specialista del linguaggio per accertarsi che il bambino cresca seguendo le adeguate traiettorie evolutive o, in caso contrario, avviare tempestivamente un percorso diagnostico e di trattamento.
La classificazione di tali difficoltà si suddivide in Disturbo del Linguaggio Espressivo , quando le difficoltà sono maggiormente nella espressione linguistica: difficoltà di pronuncia di parole, frasi o di singoli suoni.
Disturbo del Linguaggio Recettivo, quando le difficoltà sono principalmente nella comprensione di alcuni parti del discorso, carenza del vocabolario. Disturbo del Linguaggio misto dove coesistono difficoltà sia a livello di comprensione che di produzione verbale.
La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) è un disordine del linguaggio, nel quale un bambino ha difficoltà nel programmare e nel produrre in modo rapido, accurato
e costante nel tempo gli schemi motori articolatori necessari a produrre un messaggio (ASHA, 2007). Essa non sempre è associata a problemi di ipotonia della muscolatura coinvolta nelle altre funzione orali, tuttavia la motricità orale risulta compromessa e immatura rispetto alle altre abilità motorie meno specifiche. Molto spesso il bambino con Disprassia Verbale non è in grado di ripetere le parole richieste, anche se semplici.